mercoledì 31 ottobre 2007

Presentato in modalità "Cittaslow compatible" il sito internet de La Carraia

Davvero perfetta ieri sera la serata di presentazione del sito internet dell'azienda vitivinicola "La Carraia".

I proprietari della prestigiosa azienda produttrice di vini hanno voluto presentare alla stampa locale il nuovo progetto di comunicazione che parte dal web nel piccolo locale adibito alle degustazioni di Carlo Carraro, uno dei massimi esperti di biodiversità alimentari e ricercatore d'eccezione delle particolarià enogastronomiche italiane e non solo.

Il connubio con i vini de "La Carraia" è stato perfetto. La carrellata di salumi e formaggi si è perfettamente integrata con i profumi del Fobiano e del Poggio Calvelli.

Una serata "Slow", che trascorsa all'interno della Orvieto Città Slow ci ha fatto vivere una piccola esperienza di come possa essere tradotto in pratica il concetto quasi filosofico del vivere slow.
Detto per inciso, sono contento che fosse presente anche un amministratore locale perché anch'egli avrà potuto constatare cosa significhi realmente qualità, competenza, eccellenza; tutti concetti su cui in tanti si lanciano ma che difficilmente vengono tradotti in qualcosa di sensato.

Spero che l'integrazione finale sia stata possibile anche con il progetto web che abbiamo sviluppato. Un progetto anch'esso eco-web-compatibile, che include una delle migliori tecnologie attualmente disponibili nel nostro settore e tradotto in "cose visibili" da una ricercata e raffinata grafica di Vittorio Tarparelli.

Il progetto web è la sintesi tecnologica di tutte le nostre competenze, non strillate ma delicatamente sussurrate e immerse in semplici elementi grafici di contorno.

Una punta di eccellenza è il blog integrato all'interno del sito stesso. Il nostro applicativo Smart Control è ora capace di gestire anche processi avanzati come il blog e integrarli perfettamente nell'ambiente grafico del progetto web.
Il merito dei proprietari de La Carraia è quello di aver voluto utilizzare questo strumento di comunicazione tipico dei soggetti privati ma ancora molto poco seguito dalle aziende.

L'altra innovazione introdotta è un Canale video realizzato sulla piattaforma di YouTube attraverso il quale i responsabili della comunicazione dell'azienda vitivinicola pubblicheranno filmati e interviste relative alla loro vita aziendale.

Certo, la mia performance nella presentazione del progetto web che si è svolta alla fine della serata potrebbe aver risentito degli effetti del vino.
I proprietari ne saranno coscienti, gli amici e colleghi presenti mi avranno certamente capito.

martedì 30 ottobre 2007

SMAU 2007: Accessibilità e dislessia, le slides

Finalmente sono riuscito a rivedere le mia slides e renderle disponibili per il download. Ho dovuto inserire delle parti testuali supplementari perché altrimenti, senza il supporto audio della mia voce, alcuni passaggi sarebbero stati incomprensibili.

Da questo link si può scaricare il PDF.

Tuttavia anche ora alcune slides non sono molto chiare perché quando il tema si fa più complesso la slide non può essere esaustiva: è infatti un supporto alla comprensione del discorso che ho fatto e non la sistesi.

Come vedete quindi il tema dell'accessibilità e dell'usabilità va molto al di là della tecnica e delle disposizioni di legge.
Questo mio documento è inaccessibile non tanto perché è un PDF generato automaticamente da OO Impress, ma perché il lettore non ha la possibilità di fruire integralmente del contenuto del semimario che ho tenuto a SMAU.

Questo per dire che l'accessibilità e l'usabilità sono due concetti di natura estremamente relativistica e che, in teoria, dire di aver realizzato un sito accessibile significa tutto e niente.

Penso che sia ormai assodato che lo sviluppo di piattaforme accessibili sia un prerequisito obbligatorio per tutti noi che ci occupiamo di questo mestiere (realizzare prodotti per il web) e che faccia scivolare verso il non professionale tutti coloro che non prestano attenzione al codice.

Ma questo, come più volte ho detto, è sempre un punto di partenza.
Se si realizza un sito web accessibile per la pubblica amministrazione ma poi i contenuti che la pubblica amministrazione stessa genera sono del tutto inaccessibili perché scritti in politichese, che senso ha aver realizzato un codice impeccabile quando il progetto perde la sua natura comunicativa?

Comunicazione, accessibilità, usabilità, trasparenza, ecc.
Tutti concetti molto legati tra loro e che devo essere presi in considerazione in modalità olistica.

Ma, purtroppo, aveva ragione Francesco Guccini in un pezzo di una trentina d'anni fa: "... ma i politici a bel altro a cui pensare! ".

martedì 23 ottobre 2007

SMAU, ANSO, DDL sull'editoria... una settimana senza respiro

Eccomi di ritorno da una settimana davvero intensa e ricca di avvenimenti su cui avrei materiale per scrivere decine di post che il tempo che ho a disposizione non mi permetterà di scrivere.

Resoconto da SMAU: sono molto soddisfatto per l'esperienza della formula e-Academy che SMAU ha voluto introdurre all'interno del salone. Il mio intervento è stato molto seguito e tanti partecipanti mi hanno testimoniato il loro apprezzamento. Sono davvero contento per questo piccolo successo.
Ora non mi rimarrebbe che pubblicare su questo blog i temi centrali del mio intervento. Lo farò a breve, forse utilizzando anche una nuova piattaforma di blogging (questa è una anticipazione e non me ne voglia blogger che mi ha ospitato fino a questo momento).

Poi c'è stato il movimentato week-end del meeting dell'Associazione Nazionale della Stampa Online, come al solito molto partecipato e "infuocato", anche per merito del vaneggiante Disegno di Legge sull'editoria che il governo ha varato. Su questo ho già espresso il mio commento sull'articolo di Laura Ricci su www.orvietonews.it.

Per ora questo è tutto, l'appuntamento è con il prossimo post, dedicato alla SEMPLICITA', forse.

martedì 9 ottobre 2007

Lasciamo Ernesto Che Guevara alla storia, il web è un'altra cosa

In passato mi era già capitato di filtrare una notizia secondo cui un'affermata azienda che opera nel mondo ICT aveva raggiunto un importante traguardo aprendo un "Channel" su YouTube. Per chi non lo sapesse un channel su YouTube non è altro che un account attraverso il quale si pubblicano i propri video.
Non mi sembra né un'operazione difficile né tantomeno una notizia. Eppure arrivò tanto di comunicato stampa con relative dichiarazioni dell'amministratore delegato.

Come si dice, l'arte di sapersi vendere!

Oggi leggo che sarebbe nato un nuovo motore di ricerca che si chiama Cheogle, ispirato alla figura di Ernesto Che Guevara, che sarebbe in grado di dare più spazio alle piccole aziende.

Io non so se è vero; magari l'agoritmo che genera i risultati è davvero in grado di fare questo lavoro. E' un test che non ho tempo di fare e rimango col dubbio, anche perché non sono uno che da giudizi senza un fondamento.

Però per adesso mi limito a fare qualche considerazione, giusto il tempo di vedere il codice e fare qualche piccola ricerca sul web.

La home page del motore di ricerca è generata con una ridicola (e scorretta) tecnica che si basa sui frames nascosti. Non mi dilungo sulle tecnologie, basta sapere che serve a nascondere il vero indirizzo nella barra degli indirizzi. Già, perché il vero indirizzo è quello di Google.

Infatti Cheogle apparentemente (ma non troppo) non è altro che una personalizzazione di Google, cosa che su orvietonews.it c'è da circa 3 anni (o di più, non ricordo).

Questa è la personalizzazione di orvietonews.it

e questa questa quella di Cheogle.

Non so a voi ma a me sembra esattamente la stessa cosa (loghi, colori e altre strutture possono essere personalizzate).

Ma magari mi sbaglio.
Allora vediamo se la notizia è rimbalzata in giro per il web.

Ho provato a cercare cheogle ma tutto quello che ho trovato su Google stesso è stato qualche sito non troppo chiaro su tecnologia e finalità del presunto motore.
Ho provato anche a cercare nella fitta blogosfera. Si sa, i blogger sono tanti e davvero attenti a ogni piccola novità. Per la ricerca ho utilizzato Technorati, l'aggregatore di post di blog più famoso del web: la ricerca ha restituito zero risultati.
E dire che con la misera chiave di ricerca "orvieto" ci sono circa 1870 risultati. Quindi nessuno nella blogosfera ha parlato di questo argomento.

E infine, tanto per perdere altri 3 minuti, mi sono chiesto: ma di chi è questo sito?

Rapida ricerca su network-tools per scoprire che è di Fabrizio Salvati, forse bravo chitarrista ma nessuna traccia di esperto in soluzione per il web.

Insomma, rapide ricerche per dedurre che Cheogle non è quello che si dice. Ossia, non sembra quello che si dice, perché il condizionale è d'obbligo.

Proprio mentre stavo scrivendo ho avuto modo di parlare con l'amico Emanuele Gentili che ha scritto la notizia su orvietonews.it e mi ha detto che il progetto è una versione alpha, cioè poco più che una bozza. Probabilmente Emanuele ha usato impropriamente la terminologia alpha per indicare questo sito. Infatti una versione alpha è una fase primordiale di un progetto mentre questo non è altro che un modo poco elegante di camuffare una banale personalizzazione di Google, nessuna fase primordiale quindi, forse solo un'idea.

Comunque il web (e soprattutto il giornale online che rappresento) non ha bisogno di proclami né di esternazioni non richieste né tantomeno di notizie approssimative e non verificate.
E' già tanto difficile per gli utenti normali distinguere ciò che è professionale da ciò che non lo è, ciò che è autorevole da ciò che non lo è.

Tutti noi che ogni giorno lavoriamo sodo per cercare di aspirare a una professionalità più elevata possibile sia nelle produzioni editoriali sia in quelle tecnologiche, non possiamo correre il rischio di confonderci nel brusio di sottofondo dell'informazione e contribuire noi stessi a rendere ancora più confusa la percezione della professionalità in questo mondo virtuale.

Sul web ci sono migliaia di posti per fare informazione e contro informazione e i blog sono i luoghi naturali dove ci si può dilettare in queste cose.

I giornali online sono un'altra cosa.

giovedì 4 ottobre 2007

Quando copiare è "copiare di brutto!"

Si sa, il web è il luogo dove copiare è sempre stata l'arte di molti, diciamo praticamente di tutti.
E forse è anche giusto che sia così.

Ma il copiare, così come a scuola o nella vita, è un'abilità che molti non padroneggiano e anche quell'azione semplice di "prendere spunto" dagli altri può diventare un fallimento per molti, alunni o adulti che siano.

Tuttavia se l'esercizio del "copiato" è fatto con astuzia e consapevolezza il prodotto finale può essere comunque di rilievo, visto che l'esperienza altrui può essere utilizzata e riadattata alle proprie esigenze. Un buon copiato quindi può trasformarsi in un'ottima opera prima.
E questa filosofia, in pratica, è l'essenza dell'idea dell'open source: ti faccio copiare con la speranza che tu possa migliorare il mio lavoro e che poi tu possa farmi di nuovo copiare il lavoro da te migliorato.

Quindi, anche in questo caso sul web i confini fra una realtà e un'altra sono sempre molto labili.

Talvolta però si assiste a delle performance talmente scadenti che chiunque faccia seriamente il mio mestiere (progettare il web) non può non criticare il lavoro di amici e colleghi.
Copiare non solo è possibile, ma talvolta necessario e talvolta è anche il vero valore aggiunto di un progetto web, ma copiare clamorosamente male e ripercorrere gli stessi identici (e grossolani) errori che hanno commesso coloro a cui ci si ispira mi mette un po' di tristezza e penso che faccia riflettere sul livello di "comprensione" che c'è ancora oggi in Italia nei confronti del web, soprattutto del web accessibile.

La riflessione mi è stata suggerita dalla pubblicazione del nuovo sito web del Corriere della Sera, avvenuta proprio ieri (o l'altro ieri).
Il Corriere era ormai l'unico giornale online la cui interfaccia grafica non era stata rinnovata da molti anni e finalmente hanno deciso di farlo.

Ma con quale risultato? E scimmiottando chi?

Anche i colleghi realizzatori di corriere.it non hanno saputo resistere alla tentazione di scopiazzare qua e là senza peraltro riuscire a portare sul loro prodotto finale neanche un minimo segnale di innovazione.

Anzi, l'unico grande risultato è ora quello di avere un sito web molto simile al loro più diretto concorrente, repubblica.it, a cui hanno ereditato sopratutto gli errori.

Quando un annetto fa repubblica.it rifece il proprio sito la rete fu invasa di tantissime critiche da parte di colleghi, soprattutto da quelli che davvero sono dei riferimenti per tutti noi che facciamo questo mestiere.

E a distanza di un anno quelli del corriere non hanno fatto tesoro praticamente di niente, percorrendo gli stessi errori, tra l'altro grossolani.

Non voglio dilungarmi tanto sui dettagli ma vi garantisco che ci sarebbero decine o decine di cose da dire.

Guardiamo solo le cose macroscopiche.

La più grande critica che facemmo in tanti al nuovo sito di Repubblica fu l'impaginazione. Troppe colonne, troppi elementi troppi link... troppo!!! Troppa roba che alla fine non fa altro che confondere e nascondere (anziché evidenziare) i contenuti.
Repubblica è così. Il Corriere pure.

Nessuna attenzione al codice con la homepage che produce centinaia di errori.
Repubblica è così. Il Corriere pure.

Tutte le immagini sono senza testi alternativi, pratica davvero scorretta con gravi conseguenze per chi non può vedere le immagini o per chi naviga con connessioni lente.
Repubblica è così. Il Corriere pure.

Va be, non mi dilungo oltre.

La considerazione finale è che anche per quelli del corriere due anni di discussione e formazione sull'accessibilità e di web2.0 sembrano essere passati inosservati, e tutto quello che hanno saputo fare è cercare di uniformarsi verso il basso affiancandosi alla concorrenza diretta.

Spero che perlomeno partecipino ai seminari di SMAU (e-accademy). Penso che potrebbero già pensare a riprogettare la loro hompege.

lunedì 1 ottobre 2007

Non sarà il solito spreco di denaro pubblico?

Erano ancora gli ultimi anni del secolo scorso quando frequentavo, da visitatore, lo SMAU a Milano. In questi giorni in cui sto cercando mettere in piedi il mio intervento da relatore (il tempo passa, ci si rimette di sicuro in anni ma spero ci si guadagni in saggezza) per l'edizione che ci sarà tra qualche giorno (17-20 ottobre 2007), mi sono imbattuto in un articolo di Manlio Cammarata su Interlex riguardo alla carta elettronica digitale, ossia, alla ipotetica carta elettronica digitale.

Già, è vero, nel 1998 (circa, non ricordo) gli stand espositivi della pubblica amministrazione a SMAU erano una avveniristica struttura informativa dove carta d'identità digitale e altri servizi online sembravano un futuro ormai alle porte.

La burocrazia doveva restare solo un ricordo lontano.

E invece?
Invece, a quasi 10 anni di distanza le cose stanno ancora come circa 10 anni fa.
Non solo la carta di identità elettronica non si è mai vista, ma rischia di diventare già vecchia prima ancora di essere stata creata a giudicare da quello che scrive Cammarata.
E forse un miliardo di euro già spesi sono andati persi.

Ma si sa, l'informatica corre veloce, la politica va lenta, molto lenta, troppo lenta.