venerdì 14 dicembre 2007

Accessi veri o falsi? Utenti online veri o falsi?

Qualche giorno fa un nostro cliente si stava, giustamente, informando su quanti accessi avesse raggiunto il suo nuovo sito.

Questa richiesta mi ha fatto venire in mente quanto sia cambiato il web negli ultimi anni. Il sito internet aziendale non aveva sviluppato più 30/40 accessi al giorno e questo fino a qualche anno fa mi avrebbe messo in imbarazzo perché il cliente avrebbe potuto pensare a un insuccesso del sito.

Ma il web è cambiato e in realtà il volume di traffico di un sito internet non è l'unico parametro che si ha per valutare il successo o l'insuccesso di un prodotto.

Fortunatamente le piccole furbate delle falsificazioni degli accessi di un sito internet o della indicazione degli utenti online con script del tutto inaffidabili e appositamente manovrati per far magicamente lievitare i numeri sono ormai cose da medioevo informatico e nessun professionista serio penserebbe più che falsificare gli accessi sia uno strumento da utilizzare commercialmente o politicamente.

Qualche giorno fa Luca Conti (uno dei più famosi blogger d'Italia) addirittura si sentiva in dovere di fare una precisazione da vero comunicatore “Chiariamoci una volta per tutte, anche se so non sarà sufficiente. Questo blog non è tra i più letti d'Italia, non lo è mai stato stato e non lo è oggi.”

Nel nuovo corso del web infatti il contenuto ha assunto un ruolo predominante rispetto alla quantità.

La capacità di sviluppare conversazioni è il vero metro di misurazione di un blog e più in generale quel metro può chiamarsi autorevolezza.

I giornali online e anche i siti internet aziendali non possono sfuggire a questa logica e il vero successo di un qualsiasi prodotto editoriale è segnato da una moltitudine di elementi.

Per esempio tutti sappiamo che www.orvietonews.it ha da sempre un numero di accessi molto elevato che possono oscillare dai 1500 ai 2500 o forse più accessi al giorno, ma questo dato sarebbe del tutto insignificante se non analizzato insieme ad altri fattori.

E' interessante sapere che la durata delle visite è molto più alta delle medie generali, che alcune notizie vengono lette 800/1000 volte, che solo il 3,9% degli accessi arriva da Google e tante altre piccole osservazioni che possono essere messe in relazione.

Non a caso ci sono dei professionisti che si impegnano proprio nell'analisi delle statistiche.

E anche le più complete statistiche non avrebbero tanto senso se non messe in relazione ad altri dati più oggettivi, come i feedback degli utenti, il grado di penetrazione delle informazioni pubblicate e perfino le testimonianze di stima o le proteste dei lettori che ti fermano per la strada.

E a proposito di autorevolezza e capacità di penetrazione delle informazioni è interessante analizzare il dato relativo alla capacità di mettere in piedi una piccola raccolta fondi per l'amica Gloria Lista e riuscire a raccogliere a suon di micro-versamenti con Carta di Credito più di un migliaio di euro.

Per ultimi, ma non ultimi, ci sono i dati provenienti dal circuito pubblicitario. Rassicuranti non solo per il volume di affari sviluppato, ma per la fiducia che gli investitori ripongono in questo mezzo di comunicazione.

Insomma, la presenza sul web è un qualcosa di molto complesso e pensare di attirare gli investitori soltanto con il numero degli accessi è davvero ingenuo.

Tanto più che i piccoli trucchetti che si utilizzano per mistificare un po' lasciano il tempo che trovano.

Per esempio, se il mio contatore degli utenti online segna intorno ai 20 utenti per quasi tutto il giorno è davvero interessante trovarlo casualmente a 25 verso le 2 di notte!

Diciamo che, sinceramente, sono sempre di meno i clienti che mi chiedono il contatore visibile in fondo alla pagina e questo è un bene per internet in generale e un segno di maturazione di tutti gli attori del web.

Ma torniamo al mio cliente. E' rimasto un po' male quando ha saputo che ha non più di 30 accessi al giorno, ma il suo volto si è rasserenato quando ha letto che cosa stavano cercando coloro che Google ha condotto per mano sul suo sito: i sui prodotti.


giovedì 1 novembre 2007

Il ritorno di Navigator!

No, non è un film, ma è il ritorno di Netscape Navigator, uno dei più vecchi browser per internet che, dopo esser stato dato per spacciato diverse volte è finalmente rinato a nuova vita.

Questa è una di quelle notizie che lascerà indifferenti moltissimi lettori perché troppo spesso la navigazione in internet è legata soltanto ad un nome: Internet Explorer, che talvolta non è percepito come "uno dei tanti programmi creati per navigare in internet", ma semplicemente "internet".

Per fortuna non è così e già da tempo il monopolio di Internet Explorer è stato scardinato da browser di casa Mozilla, Firefox.

Ma chi come me è un po' vecchietto (del web naturalmente!) ricorderà benissimo che prima che Microsoft decidesse di includere gratuitamente Explorer 5 nelle distribuzioni di Windows, il navigatore per eccellenza era proprio Netscape Navigator, e chi come me a metà anni novanta muoveva i suoi primi passi in internet avrà sicuramente utilizzato questo browser.

E' chiaro quindi che la notizia di una sua rinascita non può che essere ben accolta. E' una specie di archeologia del web che rivive nei nostri computer (anche se a dire il vero la versione precedente, la 8, non era poi così male e che nei PC degli sviluppatori e di pochi altri affezionati, tra cui io, ovviamente, è stato sempre presente).

Ma... c'è un ma.
Gli attuali proprietari di Netscape Corporation e cioè gli americani di AOL non hanno certo fatto un grande sforzo per mettere in piedi la distribuzione nr. 9. Infatti Netscape Navigator 9 non è altro che una derivazione di Mozilla Firefox.
E devo dire che perfino lo skin iniziale non lascia dubbi.
Appena installato si ha l'impressione di utilizzare proprio Firefox.

Quindi nessuna novità tecnologica, solo un apprezzamento per un progetto che bene o male si mantiene vivo dalla notte dei tempi. Meglio così che niente.

Comunque, qui c'è la versione scaricabile di Netscape Navigator 9
Buona navigazione.

mercoledì 31 ottobre 2007

Presentato in modalità "Cittaslow compatible" il sito internet de La Carraia

Davvero perfetta ieri sera la serata di presentazione del sito internet dell'azienda vitivinicola "La Carraia".

I proprietari della prestigiosa azienda produttrice di vini hanno voluto presentare alla stampa locale il nuovo progetto di comunicazione che parte dal web nel piccolo locale adibito alle degustazioni di Carlo Carraro, uno dei massimi esperti di biodiversità alimentari e ricercatore d'eccezione delle particolarià enogastronomiche italiane e non solo.

Il connubio con i vini de "La Carraia" è stato perfetto. La carrellata di salumi e formaggi si è perfettamente integrata con i profumi del Fobiano e del Poggio Calvelli.

Una serata "Slow", che trascorsa all'interno della Orvieto Città Slow ci ha fatto vivere una piccola esperienza di come possa essere tradotto in pratica il concetto quasi filosofico del vivere slow.
Detto per inciso, sono contento che fosse presente anche un amministratore locale perché anch'egli avrà potuto constatare cosa significhi realmente qualità, competenza, eccellenza; tutti concetti su cui in tanti si lanciano ma che difficilmente vengono tradotti in qualcosa di sensato.

Spero che l'integrazione finale sia stata possibile anche con il progetto web che abbiamo sviluppato. Un progetto anch'esso eco-web-compatibile, che include una delle migliori tecnologie attualmente disponibili nel nostro settore e tradotto in "cose visibili" da una ricercata e raffinata grafica di Vittorio Tarparelli.

Il progetto web è la sintesi tecnologica di tutte le nostre competenze, non strillate ma delicatamente sussurrate e immerse in semplici elementi grafici di contorno.

Una punta di eccellenza è il blog integrato all'interno del sito stesso. Il nostro applicativo Smart Control è ora capace di gestire anche processi avanzati come il blog e integrarli perfettamente nell'ambiente grafico del progetto web.
Il merito dei proprietari de La Carraia è quello di aver voluto utilizzare questo strumento di comunicazione tipico dei soggetti privati ma ancora molto poco seguito dalle aziende.

L'altra innovazione introdotta è un Canale video realizzato sulla piattaforma di YouTube attraverso il quale i responsabili della comunicazione dell'azienda vitivinicola pubblicheranno filmati e interviste relative alla loro vita aziendale.

Certo, la mia performance nella presentazione del progetto web che si è svolta alla fine della serata potrebbe aver risentito degli effetti del vino.
I proprietari ne saranno coscienti, gli amici e colleghi presenti mi avranno certamente capito.

martedì 30 ottobre 2007

SMAU 2007: Accessibilità e dislessia, le slides

Finalmente sono riuscito a rivedere le mia slides e renderle disponibili per il download. Ho dovuto inserire delle parti testuali supplementari perché altrimenti, senza il supporto audio della mia voce, alcuni passaggi sarebbero stati incomprensibili.

Da questo link si può scaricare il PDF.

Tuttavia anche ora alcune slides non sono molto chiare perché quando il tema si fa più complesso la slide non può essere esaustiva: è infatti un supporto alla comprensione del discorso che ho fatto e non la sistesi.

Come vedete quindi il tema dell'accessibilità e dell'usabilità va molto al di là della tecnica e delle disposizioni di legge.
Questo mio documento è inaccessibile non tanto perché è un PDF generato automaticamente da OO Impress, ma perché il lettore non ha la possibilità di fruire integralmente del contenuto del semimario che ho tenuto a SMAU.

Questo per dire che l'accessibilità e l'usabilità sono due concetti di natura estremamente relativistica e che, in teoria, dire di aver realizzato un sito accessibile significa tutto e niente.

Penso che sia ormai assodato che lo sviluppo di piattaforme accessibili sia un prerequisito obbligatorio per tutti noi che ci occupiamo di questo mestiere (realizzare prodotti per il web) e che faccia scivolare verso il non professionale tutti coloro che non prestano attenzione al codice.

Ma questo, come più volte ho detto, è sempre un punto di partenza.
Se si realizza un sito web accessibile per la pubblica amministrazione ma poi i contenuti che la pubblica amministrazione stessa genera sono del tutto inaccessibili perché scritti in politichese, che senso ha aver realizzato un codice impeccabile quando il progetto perde la sua natura comunicativa?

Comunicazione, accessibilità, usabilità, trasparenza, ecc.
Tutti concetti molto legati tra loro e che devo essere presi in considerazione in modalità olistica.

Ma, purtroppo, aveva ragione Francesco Guccini in un pezzo di una trentina d'anni fa: "... ma i politici a bel altro a cui pensare! ".

martedì 23 ottobre 2007

SMAU, ANSO, DDL sull'editoria... una settimana senza respiro

Eccomi di ritorno da una settimana davvero intensa e ricca di avvenimenti su cui avrei materiale per scrivere decine di post che il tempo che ho a disposizione non mi permetterà di scrivere.

Resoconto da SMAU: sono molto soddisfatto per l'esperienza della formula e-Academy che SMAU ha voluto introdurre all'interno del salone. Il mio intervento è stato molto seguito e tanti partecipanti mi hanno testimoniato il loro apprezzamento. Sono davvero contento per questo piccolo successo.
Ora non mi rimarrebbe che pubblicare su questo blog i temi centrali del mio intervento. Lo farò a breve, forse utilizzando anche una nuova piattaforma di blogging (questa è una anticipazione e non me ne voglia blogger che mi ha ospitato fino a questo momento).

Poi c'è stato il movimentato week-end del meeting dell'Associazione Nazionale della Stampa Online, come al solito molto partecipato e "infuocato", anche per merito del vaneggiante Disegno di Legge sull'editoria che il governo ha varato. Su questo ho già espresso il mio commento sull'articolo di Laura Ricci su www.orvietonews.it.

Per ora questo è tutto, l'appuntamento è con il prossimo post, dedicato alla SEMPLICITA', forse.

martedì 9 ottobre 2007

Lasciamo Ernesto Che Guevara alla storia, il web è un'altra cosa

In passato mi era già capitato di filtrare una notizia secondo cui un'affermata azienda che opera nel mondo ICT aveva raggiunto un importante traguardo aprendo un "Channel" su YouTube. Per chi non lo sapesse un channel su YouTube non è altro che un account attraverso il quale si pubblicano i propri video.
Non mi sembra né un'operazione difficile né tantomeno una notizia. Eppure arrivò tanto di comunicato stampa con relative dichiarazioni dell'amministratore delegato.

Come si dice, l'arte di sapersi vendere!

Oggi leggo che sarebbe nato un nuovo motore di ricerca che si chiama Cheogle, ispirato alla figura di Ernesto Che Guevara, che sarebbe in grado di dare più spazio alle piccole aziende.

Io non so se è vero; magari l'agoritmo che genera i risultati è davvero in grado di fare questo lavoro. E' un test che non ho tempo di fare e rimango col dubbio, anche perché non sono uno che da giudizi senza un fondamento.

Però per adesso mi limito a fare qualche considerazione, giusto il tempo di vedere il codice e fare qualche piccola ricerca sul web.

La home page del motore di ricerca è generata con una ridicola (e scorretta) tecnica che si basa sui frames nascosti. Non mi dilungo sulle tecnologie, basta sapere che serve a nascondere il vero indirizzo nella barra degli indirizzi. Già, perché il vero indirizzo è quello di Google.

Infatti Cheogle apparentemente (ma non troppo) non è altro che una personalizzazione di Google, cosa che su orvietonews.it c'è da circa 3 anni (o di più, non ricordo).

Questa è la personalizzazione di orvietonews.it

e questa questa quella di Cheogle.

Non so a voi ma a me sembra esattamente la stessa cosa (loghi, colori e altre strutture possono essere personalizzate).

Ma magari mi sbaglio.
Allora vediamo se la notizia è rimbalzata in giro per il web.

Ho provato a cercare cheogle ma tutto quello che ho trovato su Google stesso è stato qualche sito non troppo chiaro su tecnologia e finalità del presunto motore.
Ho provato anche a cercare nella fitta blogosfera. Si sa, i blogger sono tanti e davvero attenti a ogni piccola novità. Per la ricerca ho utilizzato Technorati, l'aggregatore di post di blog più famoso del web: la ricerca ha restituito zero risultati.
E dire che con la misera chiave di ricerca "orvieto" ci sono circa 1870 risultati. Quindi nessuno nella blogosfera ha parlato di questo argomento.

E infine, tanto per perdere altri 3 minuti, mi sono chiesto: ma di chi è questo sito?

Rapida ricerca su network-tools per scoprire che è di Fabrizio Salvati, forse bravo chitarrista ma nessuna traccia di esperto in soluzione per il web.

Insomma, rapide ricerche per dedurre che Cheogle non è quello che si dice. Ossia, non sembra quello che si dice, perché il condizionale è d'obbligo.

Proprio mentre stavo scrivendo ho avuto modo di parlare con l'amico Emanuele Gentili che ha scritto la notizia su orvietonews.it e mi ha detto che il progetto è una versione alpha, cioè poco più che una bozza. Probabilmente Emanuele ha usato impropriamente la terminologia alpha per indicare questo sito. Infatti una versione alpha è una fase primordiale di un progetto mentre questo non è altro che un modo poco elegante di camuffare una banale personalizzazione di Google, nessuna fase primordiale quindi, forse solo un'idea.

Comunque il web (e soprattutto il giornale online che rappresento) non ha bisogno di proclami né di esternazioni non richieste né tantomeno di notizie approssimative e non verificate.
E' già tanto difficile per gli utenti normali distinguere ciò che è professionale da ciò che non lo è, ciò che è autorevole da ciò che non lo è.

Tutti noi che ogni giorno lavoriamo sodo per cercare di aspirare a una professionalità più elevata possibile sia nelle produzioni editoriali sia in quelle tecnologiche, non possiamo correre il rischio di confonderci nel brusio di sottofondo dell'informazione e contribuire noi stessi a rendere ancora più confusa la percezione della professionalità in questo mondo virtuale.

Sul web ci sono migliaia di posti per fare informazione e contro informazione e i blog sono i luoghi naturali dove ci si può dilettare in queste cose.

I giornali online sono un'altra cosa.

giovedì 4 ottobre 2007

Quando copiare è "copiare di brutto!"

Si sa, il web è il luogo dove copiare è sempre stata l'arte di molti, diciamo praticamente di tutti.
E forse è anche giusto che sia così.

Ma il copiare, così come a scuola o nella vita, è un'abilità che molti non padroneggiano e anche quell'azione semplice di "prendere spunto" dagli altri può diventare un fallimento per molti, alunni o adulti che siano.

Tuttavia se l'esercizio del "copiato" è fatto con astuzia e consapevolezza il prodotto finale può essere comunque di rilievo, visto che l'esperienza altrui può essere utilizzata e riadattata alle proprie esigenze. Un buon copiato quindi può trasformarsi in un'ottima opera prima.
E questa filosofia, in pratica, è l'essenza dell'idea dell'open source: ti faccio copiare con la speranza che tu possa migliorare il mio lavoro e che poi tu possa farmi di nuovo copiare il lavoro da te migliorato.

Quindi, anche in questo caso sul web i confini fra una realtà e un'altra sono sempre molto labili.

Talvolta però si assiste a delle performance talmente scadenti che chiunque faccia seriamente il mio mestiere (progettare il web) non può non criticare il lavoro di amici e colleghi.
Copiare non solo è possibile, ma talvolta necessario e talvolta è anche il vero valore aggiunto di un progetto web, ma copiare clamorosamente male e ripercorrere gli stessi identici (e grossolani) errori che hanno commesso coloro a cui ci si ispira mi mette un po' di tristezza e penso che faccia riflettere sul livello di "comprensione" che c'è ancora oggi in Italia nei confronti del web, soprattutto del web accessibile.

La riflessione mi è stata suggerita dalla pubblicazione del nuovo sito web del Corriere della Sera, avvenuta proprio ieri (o l'altro ieri).
Il Corriere era ormai l'unico giornale online la cui interfaccia grafica non era stata rinnovata da molti anni e finalmente hanno deciso di farlo.

Ma con quale risultato? E scimmiottando chi?

Anche i colleghi realizzatori di corriere.it non hanno saputo resistere alla tentazione di scopiazzare qua e là senza peraltro riuscire a portare sul loro prodotto finale neanche un minimo segnale di innovazione.

Anzi, l'unico grande risultato è ora quello di avere un sito web molto simile al loro più diretto concorrente, repubblica.it, a cui hanno ereditato sopratutto gli errori.

Quando un annetto fa repubblica.it rifece il proprio sito la rete fu invasa di tantissime critiche da parte di colleghi, soprattutto da quelli che davvero sono dei riferimenti per tutti noi che facciamo questo mestiere.

E a distanza di un anno quelli del corriere non hanno fatto tesoro praticamente di niente, percorrendo gli stessi errori, tra l'altro grossolani.

Non voglio dilungarmi tanto sui dettagli ma vi garantisco che ci sarebbero decine o decine di cose da dire.

Guardiamo solo le cose macroscopiche.

La più grande critica che facemmo in tanti al nuovo sito di Repubblica fu l'impaginazione. Troppe colonne, troppi elementi troppi link... troppo!!! Troppa roba che alla fine non fa altro che confondere e nascondere (anziché evidenziare) i contenuti.
Repubblica è così. Il Corriere pure.

Nessuna attenzione al codice con la homepage che produce centinaia di errori.
Repubblica è così. Il Corriere pure.

Tutte le immagini sono senza testi alternativi, pratica davvero scorretta con gravi conseguenze per chi non può vedere le immagini o per chi naviga con connessioni lente.
Repubblica è così. Il Corriere pure.

Va be, non mi dilungo oltre.

La considerazione finale è che anche per quelli del corriere due anni di discussione e formazione sull'accessibilità e di web2.0 sembrano essere passati inosservati, e tutto quello che hanno saputo fare è cercare di uniformarsi verso il basso affiancandosi alla concorrenza diretta.

Spero che perlomeno partecipino ai seminari di SMAU (e-accademy). Penso che potrebbero già pensare a riprogettare la loro hompege.

lunedì 1 ottobre 2007

Non sarà il solito spreco di denaro pubblico?

Erano ancora gli ultimi anni del secolo scorso quando frequentavo, da visitatore, lo SMAU a Milano. In questi giorni in cui sto cercando mettere in piedi il mio intervento da relatore (il tempo passa, ci si rimette di sicuro in anni ma spero ci si guadagni in saggezza) per l'edizione che ci sarà tra qualche giorno (17-20 ottobre 2007), mi sono imbattuto in un articolo di Manlio Cammarata su Interlex riguardo alla carta elettronica digitale, ossia, alla ipotetica carta elettronica digitale.

Già, è vero, nel 1998 (circa, non ricordo) gli stand espositivi della pubblica amministrazione a SMAU erano una avveniristica struttura informativa dove carta d'identità digitale e altri servizi online sembravano un futuro ormai alle porte.

La burocrazia doveva restare solo un ricordo lontano.

E invece?
Invece, a quasi 10 anni di distanza le cose stanno ancora come circa 10 anni fa.
Non solo la carta di identità elettronica non si è mai vista, ma rischia di diventare già vecchia prima ancora di essere stata creata a giudicare da quello che scrive Cammarata.
E forse un miliardo di euro già spesi sono andati persi.

Ma si sa, l'informatica corre veloce, la politica va lenta, molto lenta, troppo lenta.

sabato 22 settembre 2007

Non si può sempre essere i migliori

Chi fa il mio mestiere lo sa bene. Non si può pensare di fare una cosa nel migliore dei modi possibili e mantenere questo status per un tempo indeterminato. Sono troppe le variabili in gioco.

Gli utenti un po' distratti però possono cadere in questo errore anche sul web e pensare che la conquista di un determinato stato di primariato possa durare in eterno.

Per esempio molti miei colleghi sono ancora conviti che la quasi totalità degli utenti di internet navighino con Microsoft Internet Explorer. Me ne accorgo di come si visualizzano le loro pagine con altri browser.
Però dimenticano che ormai la quota di mercato raggiunta da Firefox, il browser open source di casa Mozilla è del 25% e che altri strumenti di navigazione sono sempre più utilizzati.

Chi metterebbe poi in discussione la leadership di Google nel campo dei motori di ricerca?
Di certo non io. Non solo perché è il mio motore di ricerca preferito ma anche perchè quando osservo le statistiche dei siti internet di cui mi occupo, mi rendo conto che la quasi totalità degli accessi provenienti dai motori di ricerca è veicolato da Google.

Nonostante questo se si fanno dei semplici test ci si accorge che anche Google può non essere il migliore.
Basta provare a fare una ricerca con una chiave banale i cui esiti però sono facilmente analizzabili. Il test che ho fatto è con la chiave "orvieto".

Cercando "orvieto" su Google e analizzando i risultati delle prime tre pagine ci si accorge che perlomeno 5 o 6 risultati non sono di grande utilità per la chiave di ricerca che si è utilizzato perché sono pagine vecchie o pagine di portali che non hanno nulla di particolarmente interessante su Orvieto.

Provando invece a fare la stessa ricerca sul motore Ask.com ci si accorge che invece i risultati sono più attinenti, forse meno profondi, ma comunque se il mio desiderio è avere un quadro generale dei siti web che (veramente) parlano di Orvieto ho un percorso di navigazione migliore e più reale.

Questo ovviamente nel momento in cui scrivo. Perché non è detto che questa situazione permanga per un tempo indefinito.

giovedì 13 settembre 2007

La nuova veste grafica di orvietonews.it

Da oggi prende forma una rinnovata veste grafica per orvietonews.it, un progetto a cui stavamo lavorando da tempo e che ci siamo affrettati a varare un po' prima del previsto a causa di alcuni problemi tecnici che affliggevano la precedente versione.

Il rinnovamento non è soltanto grafico, perché come sa chi segue le abitudini di questa azienda, orvietonews.it non è soltanto un prodotto editoriale di punta, ma anche un laboratorio di idee e di soluzioni tecnologiche, un valido banco di prova su cui testare strutture e funzionalità che poi verranno utilizzate anche sui prodotti web realizzati per i clienti business.

Questa volta il test non è stato puramente tecnologico, d'altra parte abbiamo introdotto funzionalità avanzate di ogni genere già da tempo, come per esempio i feed RSS, le “Stelline di gradimento”, i commenti, le funzioni “Leggi anche”, le ricerche contestuali su Google; tutte funzionalità ancora molto all'avanguardia di cui molti giornali online non sono ancora dotati e altri le hanno prese in considerazione solo da qualche tempo.

Questa volta la sperimentazione è stata rivolta soprattutto al layout, o come si direbbe nel gergo più proprio della carta stampata all'impaginazione.

Come molti di voi avranno notato la maggior parte dei siti internet può essere ricondotta a schemi di impaginazione ben definiti
1.testata
2.due, tre o quattro colonne centrali
3.piede
A questi schemi si possono ricondurre siti internet di ogni genere e la quasi totalità dei siti di informazione e istituzionali.

La nostra idea (e non solo la nostra, ovviamente) è che troppe colonne di impaginazione siano spesso inutili, e soprattutto dannose per una corretta lettura dei contenuti.

Per i giornali online le soluzioni più ricorrenti sono quelle che prevedono tre o quattro colonne.
Negli ultimi tempi poi grafici e tecnici web (che per la verità nel mondo dei giornali online non hanno mai dato il meglio di se) si sono sbizzarriti in layout con colonne spezzate, semi colonne e sbalzi di ogni genere.

La nostra soluzione grafica è invece orientata alla semplicità e alla sobrietà e per quanto riguarda le colonne abbiamo utilizzato la tecnica a “due colonne”, inesistente sul web fino all'avvento dei blog, che invece l'anno sposata nella stragrande maggioranza dei casi, ma tuttora ignorata dai progettisti di giornali online e siti istituzionali.

Il nostro esperimento tenta di dimostrare che anche in siti ricchi di contenuti (come orvietonews.it) si può arrivare a un bilanciamento degli oggetti della pagina in maniera lineare senza ricorrere a bizzarre soluzioni grafiche, che hanno il solo effetto di disorientare l'utente e di rendere quasi impossibile la navigazione a una moltitudine di soggetti diversamente abili.

Questo non significa che tutti i siti del mondo devono essere semplici e essenziali. Significa che aveva ragione Enzo Ferrari quando affermava che “... quello che non c'è non si rompe... ”, nel senso che in fase di progettazione le cose inutili vanno sempre eliminate e si deve raggiungere l'obiettivo prefissato attraverso uno studio attento delle reali esigenze del progetto in esame.

La pessima abitudine del superfluo, della proliferazione delle colonne, della disposizione confusionale degli oggetti, non colpisce soltanto improvvisati webmaster di provincia ma anche affermati colleghi sparsi in tutto il mondo, nonché una grande quantità di soggetti più o meno autorevoli atti a dimostrare la propria capacità creativa e innovativa.

Per tutta questa serie di argomentazioni ho deciso che alla base dei ragionamenti che cercherò di fare a SMAU 2007 (Milano, 17-20 ottobre 2007) in occasione di un Seminario e-Academy di IWA/HWG (International Webmasters Association) di cui sarò relatore, ci sarà proprio il tema dell'accessibilità e dei layout.

Ma questo è un altro argomento su cui non mancherò di tenervi informati attraverso il mio blog.

Alla fine di tutto speriamo che la nuova veste grafica sia di vostro gradimento, e vi prego di scusarci fin d'ora qualora sia ancora presente qualche imprecisione, ma credo che farà piacere anche voi lettori sapere che comunque quello che state leggendo è, a quanto dicono molti nostri autorevoli colleghi, uno dei più avanzati progetti di giornali online d'Italia.

giovedì 2 agosto 2007

Stranezze della comunicazione: regioneumbria.eu

Si sa, il web è pieno di stranezze e non sempre gli utenti hanno una percezione giusta di quello che stanno guardando o leggendo.
Se però chi fa comunicazione ci si mette di mezzo a confondere ulteriormente le acque il risultato non può che essere ancora più confusionale, disorientare l'utente, dargli l'impressione di insicurezza e fumosità.

Prendiamo per esempio questo comunicato della Regione Umbria di cui riporto il link per precisione http://www.regione.umbria.it/news.asp?id=8090 ma faccio copia e incolla qui sotto delle parti analizzate per una maggiore comprensione del testo.

A proposito di Internet l’elaborazione degli accessi al portale “Regioneumbria.eu” del primo semestre 2007 evidenzia che il numero di visite sono state 393 mila 34 contro le 357 mila 375 dello stesso periodo del 2006 con un incremento del + 9,97 per cento. Le pagine visitate sono state 3 milioni 813 mila contro un milione 832 mila dello stesso periodo del 2006 con un incremento del + 108, 14 per cento a conferma che lo stile rinnovato e il modo di presentare i contenuti ha riscontrato l’interesse dei navigatori. Altro dato significativo è quello relativo alla durata delle visite che ha visto un incremento per i periodi 2- 5 minuti, 5-15 minuti, 30 minuti un’ora e oltre un’ora. La provenienza dei visitatori è prevalentemente europea 2 milioni 674 mila 601, segue il Sud America con 6 mila 360 visitatori, l’Indonesia con 3 mila 603 visitatori, il Nord America con 2 mila 938.

A prima vista sembra un comunicato normalissimo, ma cerchiamo di capirci qualcosa.

Il primo elemento di criticità è dato senz'altro dal nome del sito di cui si sta parlando cioè www.regioneumbria.eu. Tale sito, infatti. Non esiste.
E' molto facile intuire che appena digitato l'indirizzo www.regioneumbria.eu nella barra degli indirizzi si viene immediatamente indirizzati al sito www.umbria2000.it, il caro vecchio progetto della Regione Umbria ribattezzato da molti miei colleghi "Mister 17 miliardi", tanto costò la sua realizzazione alla fine millennio scorso.
Nessun problema. E' una normale tecnica che si usa per parcheggiare dei domini. Per esempio quando nel 2002 realizzammo il sito del Comune di Porano www.comune.porano.tr.it, registrammo anche il dominio www.comuneporano.it. A tutt'oggi digitando nella barra degli indirizzi questo secondo dominio si viene catapultati sul precedente, il sito ufficiale.

La cosa bizzarra è che la regione ha deciso di fare il contrario.
Parlare di www.regioneumbria.eu significa parlare del nulla, ossia, di una tecnica di reindirizzamento. www.regioneumbria.eu non esiste per nessuno neanche per Google, che censisce 2700 pagine per umbria2000.it e zero pagine per regioneumbria.eu.

Per fare una prova utilizzate questi link:
Come potete vedere in alto a destra, Google censisce nessuna pagina per regioneumbria.eu, e circa 2700 pagine per umbria2000.it.

Quindi, perché parlare di regioneumbria.eu? Tra l'altro all'interno del sito non esiste né un logo né una scritta con questo nome, solo una debole traccia in qualche contenuto interno.

A cosa serve quindi pubblicizzare regioneumbria.eu quando sulla barra degli indirizzi c'è scritto chiaramente www.umbria2000.it?

Siccome non sono fra quelli che vedono per forza la malafede da tutte le parti, penso che alla fine un motivo ci sia e che però questa scelta risulti del tutto incomprensibile agli occhi di tutti, e non solo degli inesperti, ma anche per gli esperti che da questi elementi apparentemente marginali traggono informazioni utili su efficienza e affidabilità delle strutture a cui si rivolgono.

Passiamo ai dati.
Nell'ultimo semestre i visitatori sono stati 393.000, cioè circa 65.000 al mese, e cioè all'incirca quanto quelli di www.orvietonews.it.

Se un sito che dovrebbe essere il punto di riferimento per il business turistico della regione e che quindi si rivolge ad una platea mondiale si accontenta degli accessi che normalmente fa un giornale come il nostro che si rivolge invece a 30.000 abitanti, non mi sembra davvero un risultato entusiasmante.
E poi, in epoche di web 2.0, questi dati hanno un valore puramente statistico. Nel senso che non interessa davvero a nessuno. Quello che sarebbe interessante sapere è quante persone che hanno visto le pagine sul Corteo Storico di Orvieto sono poi effettivamente venute a Orvieto invogliate da quel sito.

Per non parlare poi della vera natura di quei numeri. Ma i 393.000 sono accessi generali o accessi unici o accessi alle pagine?
Cosa non da poco perché giocando su queste sottigliezze, gli utenti (reali) possono svanire nel nulla in men che non si dica o magari anche essere molti di più di quelli che le statistiche cercano di evidenziare. Ma detto così non ci è dato sapere molto di più.

Se poi si vuole dare una qualche credibilità ai propri dati statistici si dovrebbe perlomeno non cadere nel ridicolo.

Infatti, nell'ultima frase si legge
La provenienza dei visitatori è prevalentemente europea 2 milioni 674 mila 601, segue il Sud America con 6 mila 360 visitatori, l’Indonesia con 3 mila 603 visitatori, il Nord America con 2 mila 938
Ma se i visitatori totali sono 393.000, come fanno ad esserci 2 milioni di europei?

Questa non è una svista su dei numeri, ma probabilmente è una vera e proprio errata interpretazione di un altro dato, gli hits.

Infatti molti analizzatori di statistiche, nelle indicazioni sulle nazionalità dei visitatori non riportano il numero assoluto degli accessi ma il valore degli hits, cioè il numero complessivo delle richieste che un server ha processato per ogni utente (ogni utente, per visualizzare una pagina, compie decine di richieste al server).
Per capirci, www.orvietonews.it processa circa 2.000.000 di richieste mensili.

Allora mi chiedo, se la lettura delle statistiche di uno dei siti istituzionali più importanti è fatta in questo modo grossolano e ingenuamente superficiale, quale credibilità possono avere agli occhi esperti progetti come questo? E quale scelta tecnologicamente avanzata si cela dietro al dilemma regioneumbria.eu/umbria2000.it?

sabato 28 luglio 2007

Non servono nuove risorse energetiche, basta risparmiare

I sostenitori delle tesi che servono nuove centrali nucleari, nuove pale eoliche, nuove miniere di carbone, ecc, diranno che è il solito chiaccherare a vuoto dei soliti ambientalisti o la ormai famigerata sindrome NIMBY (Not In My Back Yard, lett. "Non nel mio cortile").

Ma non sono proprio d'accordo. Prima di pensare a cercare nuove fonti energetiche sarebbe indispensabile che cercassimo di usare bene quelle che abbiamo.

E' una cosa che i nostri antenati hanno fatto per migliaia di anni non capisco perché una cinquantina d'anni di consumismo debbano modificare per sempre il nostro modo di fare.

Questa riflessione sul risparmio mi è suggerita da un comuniato dell'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori, nel quale si danno alcuni suggerimenti molto interessanti per risparmiare, in questo caso, benzina.

* Scegliere il fai da te nel rifornimento fa risparmiare, anche se e' scomodo;
* Si risparmia fino al 30% mantenendo la velocita a 2/3 di quella massima consentita dalla propria auto;
* Si risparmia fino al 30% con un carico di bagagli non eccessivo. Da evitare carichi esterni;
* Si risparmia fino al 10% con una conduzione dolce della guida;
* Si risparmia fino all'11% con un uso accorto del condizionamento (inutile tenerlo "a palla". Utilizzare il ricircolo dell'aria gia' rinfrescata);
* Si risparmia fino al 10% con una corretta pressione dei pneumatici;
* Si risparmia fino al 10% spegnendo il motore in caso di lunghe file.

Penso che in molti potremmo risparmiare un sacco di soldi, molti di più di quelli che ci lamentiamo di spendere a causa degli aumenti, senza per questo modificare il nostro tenore di vita.

mercoledì 11 luglio 2007

Cablaggio del centro storico: qualcuno mi spiega cosa stiamo facendo?

Vedo che stanno prendendo il via i lavori del progetto "Centralcom", perdonatemi se non è questo il vero nome ma comunque serve a capire.
Se non ho capito male il progetto prevede la copertura del territorio regionale con una nuova rete digitale.
Se non vado errato il protocollo d'intesa è stato siglato a febbraio 2005.

Alcune cose mi sfuggono:

  1. Ma quella che stiamo facendo è davvero una rete a banda larga antagonista a quella già esistente di Telecom?
  2. Ma nel 2007 c'è davvero ancora bisogno di scavare le città (soprattutto quelle come Orvieto) per portare una connessione a banda larga?
  3. Ma per portare la banda larga dove non è ancora presente quella di Telecom bisogna ricablare tutta la regione? Non era sufficiente portare una connettività wireless dove c'era bisogno con poche migliaia si euro?
Sarei proprio contento se qualcuno mi spiegasse (o meglio, ci spiegasse) che cosa stiamo mettendo dentro quei tubi e quei pozzetti.
Ci sarà in giro per la rete un esperto in questo settore, un progettista, un tecnico che ha valutato il progetto, un amministratore consapevole che lo ha firmato, insomma, qualcuno che ci spieghi di cosa stiamo parlando.

E' diverso tempo che molti colleghi mi stanno spiegando che ormai, per portare connessioni ADSL in punti dove non ci sono già servono davvero poche migliaia di euro e qualche antenna. D'altra parte lo sanno bene i cittadini del comprensorio che utilizzano la connettività ADSL wireless di Aria ADSL.

Allora, perché per portare l'ADSL a Bardano dobbiamo scavare Via Postierla?

Poi ho una mia riflessione che è strettamente legata all'argomento.
E' giustissimo che le pubbliche amministrazioni si occupino della rete a banda larga per consentire l'accesso universale alla rete delle reti. Internet è ormai più necessaria dell'acqua, e proprio come l'acqua è necessario che si parli di ripubblicizzazione della rete in Italia.
I tubi dell'acqua e i tubi del telefono e di internet devono essere affidati a delle public company, perché lo stato deve garantire i servizi di prima necessità a tutti.

Confondere connettività con servizi sul web è un errore gravissimo che stiamo pagando a caro prezzo.
E' già stato gravissimo consentire che Telecom fosse privatizzata così com'è, fili e servizi.

Quello che oggi mi aspetto e che i nostri soldi vengano utilizzati per consentire il processo all'indietro e per riportare in mano pubblica la rete, o per meglio dire tutte le reti in Italia.

venerdì 6 luglio 2007

Ha ragione l'assessore Pirkko Peltonen, per innovare non basta...

Ieri sera alla festa dell'Unità a Orvieto ho ascoltato con interesse il dibattito sull'argomento "INNOVAZIONE, SAPERE, CULTURA".
Devo dire di essere molto d'accordo con un passaggio significativo dell'assessore del comune di Orvieto Pirkko Peltonen quando ha detto che l'innovazione per un territorio non è la semplice sommatoria delle punte di eccellenza imprenditoriali.
E' davvero riduttivo e ingenuo pensare questo.
Quello è l'ammodernamento che ogni azienda ha sempre dovuto fare per stare sul mercato, ma non è cosa di oggi.
Penso che sia un processo che esiste da quando esiste il concetto di azienda moderna. Progettare, costruire, inventare, ricercare, brevettare.

Oggi ci si deve preoccupare (e se ne deve preoccupare in primo luogo la politica) di creare le condizioni affinché i processi innovativi coinvolgano non soltanto le aziende, ma ogni settore della vita umana: le aziende, le famiglie, la politica, ecc.

Quale azienda non vuole fare innovazione oggi? Trovatemi una cantina che non cerca di fare il vino più buono ma si accontenta di come viene.

La politica ha il compito di creare le condizioni affinché i processi innovativi coinvolgano tutti e non sperare che una congiuntura positiva porti sul territorio una azienda che, presumibilmente, fa innovazione.

Noi professionisti e le aziende abbiamo il compito di cercare sempre il massimo delle potenzialità. La politica ha il compito di governare questi processi con proposte e soprattutto consapevolezza e non ricordarci sempre che senza innovazione finiremo male.

Mi viene in mente un famosissimo film di Benigni e Troisi di cui prendo in prestito e modifico liberamente una battuta:

- Ricordati che devi innovarti !!! -
- Come!? -
- Ricordati che devi innovarti !!!!! -
- umhh va bene... -
- Ricordati che devi INNOVARTI!!!!!!!!!!!-
- Si, si, va beh, mo me lo segno, non vi preoccupate.

PS: dopo la citazione mi è venuta voglia di rivedere questa pillola indimenticabile di cinema (innovativo) italiano e per fortuna YouTube non tradisce mai.
Eccovi il filmato.


martedì 19 giugno 2007

Aiutiamo Gloria e scopriamo il bello di Internet

Sono molto contento che la mia amica Loredana ci abbia permesso di aiutare Gloria (la figlia) attraverso questa raccolta fondi online (clicca qui per inviare il tuo contributo).

Per noi tutti della comunità web è anche un momento di verifica di quanto siamo capaci di fare cose per il mondo reale.

A partire dall'abbattimento dei nostri pregiudizi sull'utilizzo della carta di credito online.
Purtroppo i media tradizionali (giornali e televisione) ci fanno un lavaggio di cervello quotidiano di quanto sia pericolosa la rete.
Di web se ne parla sempre in modo negativo: truffe, spam, pedofilia, al qaeda, terrorismo in generale, furti ecc.

Mai una volta che se ne parli in modo positivo, se non in rarissimi casi.

Ma noi che di web viviamo, noi che ogni giorno leggiamo con interesse orvietonews.it e lo riteniamo un mezzo di comunicazione autorevole, noi che ormai senza una ADSL ci sentiamo chiusi in una gabbia più stretta di una cella di Via Roma, noi che utilizziamo internet con quotidianità per leggere, scaricare, pubblicare... liberiamoci da ogni pregiudizio.
USARE LA CARTA DI CREDITO E' FACILE E SICURO.

Se poi si ha una carta prepagata il rischio è davvero minimo, molto più piccolo del rischio di perdere il portafogli per strada.

Il bello di internet è anche questo.


Grazie a tutti.

lunedì 11 giugno 2007

Grazie Cecilia, portatrice sana di concretezza!

Oggi pomeriggio ho partecipato a un incontro presso la scuola elementare di Ciconia sul tema della dislessia.
Un incontro molto interessate per la presentazione dei risultati degli screening che hanno eseguito un gruppo di logopedisti presso le scuole elementari e l'ultimo anno della scuola dell'infanzia.

Ma l'argomento di questo post è un altro.

In questo ultimo periodo la mia vita sociale si è arricchita di molte iniziative, legate soprattutto alle associazioni di cui faccio parte o alla mia professione.

Ho notato che nelle conferenze e nei meeting ci sono molti relatori che appena eseguito il loro intervento lasciano i lavori assembleari per il solito "altro impegno precedentemente fissato".
Questo atteggiamento è ormai non più accettabile, e irrispettoso per tutti i presenti.

E purtroppo ho costatato che è diventata una pessima abitudine di molti, autorevoli e non autorevole personaggi, di ogni livello.

L'ha fatto oggi un dirigente dell'ASL, l'ha fatto il viceministro Vimercati al meeting ANSO di Ottobre, l'ha fatto il viceministro della salute al meeting di Bologna dell'AID.
E nel nostro piccolo, nelle nostre piccole assemblee cittadine le cose non sono certo migliori. Saluti di quà, saluti di là, piccoli discorsi zeppi di luoghi comuni e vuoti nei significati.

Ma non si può fare di ogni erba un fascio, perché la vita politica e sociale è piena zeppa di appuntamenti e magari quegli "altri impegni" ci sono davvero.

Ma allora mi chiedo a cosa servano i discorsi del tipo "porto un saluto della pubblica amministrazione che, bla, bla, bla".
A cosa servono tutti questi portatori sani di saluti?

Non sarà il caso di fare un po' meno conferenze, dibattiti e convegni e farli bene?

Comunque oggi l'assessore Cecilia Stopponi NON si è unita a questa schiera di portatori di saluti.
Ha ascoltato con attenzione tutti gli interventi e ha chiuso l'assemblea con un intervento competente e concreto.

Grazie Cecilia, mi hai detto di essere "una PERSONA che fa anche l'assessore", e questa tua affermazione mi è piaciuta moltissimo.

Abbiamo avuto i presidenti operai, ora abbiamo gli operai presidenti. Speriamo qualcuno si ricordi di essere una persona come tutte le altre.

La vicinanza della politica alla gente si fa anche con questi piccoli gesti.

lunedì 21 maggio 2007

Ma ditemi, Fabio Mussi è di destra?

Sinceramente sono ormai del tutto disorientato in materia di scelte politiche. Poco fa Emanuele mi ha inviato il link all'intervento di Fabio Mussi sull'accordo dell'università italiana con Microsoft per realizzare tre poli di ricerca in Italia (Piemonte, Toscana e Campania).
Microsoft investirà un milione di euro e stato/regione altre cifre non meglio specificate (e già questo mi lascia qualche dubbio).

Ma poi fatemi capire una cosa, che ovviamente non ho capito bene dai discorsi alquanto incerti di Fabio Mussi: lo stato italiano aiuterà Microsoft a fare ricerca e sviluppo di nuove tecnologie che poi la stessa Microsoft rivenderà in tutto il mondo con il solito metodo del software proprietario?

Ma la sinistra non ci aveva spiegato che il software proprietario è una piaga del nostro neonato secolo?

Fabio Mussi ci ha spiegato che lui è sicuramente favorevole all'open source, ma non sempre si può fare ricerca sulle cose di poco conto e inutili, come studiare le stelle e i buchi neri, spesso si deve fare ricerca e sviluppo per e con le AZIENDE, quelle vere, o come direbbe Bossi, con quelle che ce l'hanno duro!

Non mi sono inventato questo passaggio, guardatevi il filmato intorno al ventesimo minuto.

Insomma, dall'intervento di Mussi si evince che l'open source è qualcosa di secondario, di più effimero e meno solido e che per fare business con le imprese si deve lavorare anche in altri modi, per esempio finanziando la ricerca e sviluppo di Microsoft.

Questo accordo Università/Microsoft proprio non lo capisco. E non capisco neanche i passaggi politici che Mussi ha fatto.

Una ventina di giorni fa a Orvieto c'è stato il meeting dell'Associazione Informatici Professionisti dove è stato chiaramente evidenziato che i nuovi mercati legati ai software e alle conoscenze informatiche ha un percorso ben preciso: si produce in oriente, si guadagna negli USA e si spende in Europa.

Non sarà che questa è la politica delle briciole che Microsoft porta avanti per farci stare buoni e il Ministro Mussi lo scambia per una grande opportunità soltanto perché Microsoft reinvestirà nel nostro paese non più dello 0,001% del fatturato prodotto soltanto in Italia?

Ma la sinistra non dovrebbe privilegiare gli investimenti sulle conoscenze per tutti e non soltanto le conoscenze di una grande multinazionale?

Ma Fabio Mussi è uscito dai DS per andare più a sinistra o più a destra?

Ma... comunque spero che qualcuno me lo spieghi. Però in fretta, prima delle prossime elezioni.

giovedì 17 maggio 2007

Bravo Soru, e tu Lorenzetti?

Leggo ora su Punto Informatico che la regione Sardegna ha siglato un accordo con Telecom Italia per portare entro un anno l'ADSL in cento comuni svantaggiati.
ADSL normale niente Wireless.
Un plauso alla regione che non è stata a sentire troppo le varie promesse di connettività di altro tipo obbligando di fatto Telecom a fare quello che, a mio avviso, avrebbe dovuto fare in tutta Italia: portare l'ADSL sul 100% del territorio (magari risparmiando sul budget per gli spot pubblicitari).

Qui in Umbria la situazione non è davvero rosea. Una stragrande maggioranza dei comuni minori è priva di connessioni veloci e a due anni dai Colloqui di Montegabbione non c'è stato alcun cambiamento.

Speriamo che la Presidente (o Governatora come mi sembra si dica) Lorenzetti metta in campo tutta la sua autorevolezza per fare qualcosa, magari seguendo proprio il collega sardo.

Di parole ne abbiamo sentite tante.
Vediamo se prima o poi qualcuno passerà ai fatti.

mercoledì 16 maggio 2007

Computer a scuola? Ci mancavano solo gli americani!

Ieri i mezzi di informazione ci hanno bombardato con la notizia che secondo uno studio del dipartimento dell'educazione degli Stati Uniti (fatto il mese scorso ma ce ne siamo accorti solo ieri!) i ragazzi che hanno la possibilità di utilizzare un computer personale a scuola non sono affatto avvantaggiati da questa risorsa tecnologica, anzi, il loro livello di apprendimento sarebbe pressoché identico a coloro che non possono utilizzare un proprio personal computer.
Addirittura qualche organizzazione scolastica avrebbe deciso di tagliare i fondi per l'informatica.

Ecco, questo tipo di notizie, lette e riportate con superficialità sono un atto irresponsabile.

Già mi immagino la schiera di docenti che ancora non hanno saputo convertirsi all'uso del PC (e voci più o meno ufficiali dicono che in Italia sono davvero tantissimi) che esultano con una frase tipo - L'avevo detto che quel coso fa solo male ai ragazzi -.

Ma cerchiamo di collocare tutto nel proprio contesto.

Quello studio è condotto su gruppi di ragazzi che hanno un computer portatile sotto il banco. Sempre disponibile. Hanno una connessione internet sempre attiva. Ogni tipo di software installato e utilizzano il PC per tutte le lezioni.

Ce l'avete presente invece quale sia la situazione dell'informatica a scuola in Italia? Non fatevi ingannare da chi vi dice che ormai tutti gli istituti hanno i computer. Non significa proprio niente e poi non è affatto vero.
Avere i computer non significa che se ne fa un uso corretto. Per esempio sostengo da anni che il primo disastro per l'utilizzo dell'informatica a scuola è stato fatto con le aule di informatica. E' quasi un paradosso ma è proprio così.
L'aula di informatica è stata così assimilata alla palestra, dove ci si va per fare una certa cosa separatamente a tutto il resto del percorso didattico.

L'informatica invece deve essere presente in aula esattamente come la lavagna, il banco e l'insegnante.

Il progetto di Negroponte si chiama One Laptop per Child (un portatile per ogni bambino). Noi non siamo riusciti neanche ad avere un portatile per ogni insegnante e neanche un portatile per ogni classe!! Figuratevi un po' se l'informatica a scuola in Italia può essere dannosa.

Insomma non facciamo come al solito che prendiamo dagli altri solo le cose negative. Cerchiamo di vedere le cose come realmente stanno.

Questo è l'articolo scritto dal Corriere della Sera

sabato 12 maggio 2007

Smettiamola di fare parcheggi

Questa provocazione l'ha lanciata Renzo Piano la scorsa settimana da Fazio.
In realtà non è una provocazione perché ha anche spiegato che nell'ultima sua opera (mi sembra una specie di grattacelo al centro di Londra) ci sono 47 posti auto per un'affluenza di circa 6000 persone.
Ovviamente i posti auto sono solo per i disabili.

Ma questo è anche quello che va predicando Beppe Grillo da una vita: non abbiamo bisogno di automobili, ma di movimento.

I parcheggi servono solo a attirare in centro le automobili, non le persone, che notoriamente viaggiano una per mezzo.
Dovremmo sforzarci di pensare a come portare in centro le persone, non le automobili.

Esempio: io tutti i giorni prendo l'automobile per fare 3 km e parcheggiarla al Campo della Fiera; costo 280 euro annuali di parcheggio più usura macchina, ho fatto i conti al volo ma penso che non può essere meno di circa 400 euro annuali. Totale: circa 700 euro annuali.

L'abbonamento dell'autobus che passa sotto casa mia costa 288 euro annuali, e basta.

Risparmierei addirittura 400 euro all'anno, non occuperei inutilmente un posto nel parcheggio, non intaserei la strada per 4 volte al giorno e inquinerei sicuramente di meno.

Non posso farlo perché l'autobus sotto casa mia ci passa, bene che vada, uno ogni ora. L'ultima possibilità per tornare a casa la sera è prendere l'autobus alle 19,10.

E non posso certo lamentarmi con l'ATC. In moltissime ore del giorno gli autobus viaggiano praticamente vuoti.

Ma forse non ci sono persone che devo andare in centro tutti i giorni?
Assolutamente no, mi sembra che dalle ultime rilevazioni ogni giorno salgono in centro qualcosa come 5 o 6mila automobili.

Comunque, capisco che è un cane che si morde la coda: non si possono aumentare le corse degli autobus perché non ci sono persone che lo prendono e non ci sono persone che prendono l'autobus perché uno ogni ora è davvero incredibilmente poco.

Capisco anche che non servirebbe a niente incrementare i servizi pubblici del 10%. Bisognerebbe incrementarli del 200% e i costi sarebbero enormi.

Enormi? Pensiamoci bene.
Smettiamo di fare parcheggi. Compriamo gli autobus!

Penso che Gaber se potesse aggiungere un pezzettino alla sua famosa canzone "Destra Sinistra" direbbe che l'automobile parcheggiata in centro è di destra e il mezzo pubblico è di sinistra.

Per chi non la conosce, il ritornello della canzone dice anche: che cos'è la destra? Cos'è la sinistra?

sabato 5 maggio 2007

Ancora innovazione su www.orvietonews.it


Da oggi con l'introduzione dei commenti e soprattutto dell'indice di gradimento alle notizie inizia una nuova fase di partecipazione degli utenti di www.orvietonews.it.

L'indice di gradimento è un valore espresso dai singoli visitatori che cliccando sulle stelline esprimono il proprio parere sul tema trattato da ogni singola notizia. L'accensione delle stelline corrisponde al valore medio del gradimento espresso dagli utenti.

Questa applicazione, tipica della nuovo web partecipativo (definito spesso web2.0) è un'autentica novità per i giornali online. Credo che www.orvietonews.it sia l'unico giornale online d'Italia a dotarsi di questo tipo di applicazione (almeno tra quelli che conosciamo).

L'uso del sistema di indicazione del gradimento è estremamente facile e rapido. Il click sulle stelline non richiede un ricaricamento della pagina perché utilizza una particolare tecnica web denominata AJAX, che permette di effettuare le operazioni richieste ricaricando soltanto l'area delle stelline stesse.

Già con l'introduzione dei blog avevamo un po' anticipato i tempi rispetto agli altri giornali online. Anche in quel caso fummo tra i primi (o forse i primi in assoluto) a dotare un giornale online di una piattaforma di blogging.

Questa modalità di partecipazione non è stata molto seguita dai nostri lettori, neanche da quelli che in realtà dovrebbero essere molto attenti alla propria immagine e alla propria visibilità, come per esempio i politici.

Nei giorni scorsi poi ci sono stati alcuni utenti davvero poco svegli che hanno abusato della libertà di pubblicazione dei commenti sui blog credendo di nascondersi dietro l'apparente anonimato di quella operazione. Dico apparente perché è evidente che ogni operazione è registrata e un eventuale indagine della magistratura potrà condurre facilmente all'autore del commento.

Sinceramente rimango davvero sconcertato da queste operazioni infantili anche perché, a mio avviso, gli autori non sono affatto degli sprovveduti e dovrebbero sapere benissimo che i reati sul web sono davvero facili da perseguire.

Comunque, abbiamo preso la decisione di sospendere la pubblicazione libera dei blog di www.orvietoblog.it sulla homepage di orvietonews nella sezione "Le Nuvole" e di portare rapidamente a conclusione lo sviluppo della piattaforma che permette di inserire i commenti moderati alle notizie.

Purtroppo la piattaforma di blogging da noi utilizzata (LifeType) non permette la moderazione dei commenti e neanche un aggiornamento a versioni successive. E' per questo che stiamo pensando di abbandonarla. Ci dispiace per i blog già aperti (anche il mio per esempio!!) ma crediamo che trascinarci ancora dietro una piattaforma così strutturata sia un inutile perdita di tempo anche per il futuro.
Magari, tempo e fondi permettendo, metteremo in piedi in futuro una struttura autoprodotta. Vedremo.

Per ora anche il mio nuovo blog è questo.

Alla prossima!